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Linea 1: | Linea 1: | ||
+ | ====== Risposta ad una sollecitazione armonica ====== | ||
+ | Modello di fine lezione precedente: {{: | ||
+ | |||
+ | Nel modello della settimana scorsa è stato realizzato un job che, quando lanciato, estraeva i primi 40 modi propri della lamella in composito incastrata ad un estremo. La scalatura dei modi propri è stata fatta in maniera tale per cui la massa risulta unitaria: pertanto, è verificata la relazione | ||
+ | |||
+ | $\bar{δ}^T\bar{\bar{M}}\bar{δ}=1$ | ||
+ | |||
+ | dove $\bar{δ}$ è il vettore spostamento (rotazione), | ||
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+ | [[http:// | ||
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+ | ^ Modi Propri | ||
+ | ^ Freq. Naturale | ||
+ | ^ Spost. Nodo 162 | | 263.071 mm | 21.67 mm | 178.98 mm | 82.1015 mm | | ||
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+ | Nell’analisi modale è generalmente possibile usare vincoli di simmetria ed antisimmetria modellando solo un quarto della struttura, in quanto, geometricamente, | ||
+ | |||
+ | Quando un corpo ha piani di simmetria (o antisimmetria), | ||
+ | I modi propri trovati nella lezione precedente ci interessano perché in corrispondenza di questi, ovvero alla frequenza propria, quando una determinata forzante opera in sincrono con questa, si possono avere problemi di risonanza. | ||
+ | |||
+ | In questa lezione ci si propone di trovare la risposta del sistema ad una sollecitazione armonica: i modi propri trovati in precedenza ci permetteranno di individuare i punti di interesse. | ||
+ | Dal punto di vista analitico, il problema si riduce alla risoluzione del sistema | ||
+ | |||
+ | $(-ω^2M+jωC+k)\bar{x}=\bar{f} \qquad [1]$ | ||
+ | |||
+ | per una specifica forzante e pulsazione ω. | ||
+ | |||
+ | Il caso più semplice di forzante è il carico concentrato in un punto della lamella incastrata. | ||
+ | Il concetto di forza concentrata, | ||
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+ | Il codice FEM non è in grado di rispondere con valori infiniti; la maniera per verificare una data risposta con gli elementi finiti è monitorare l’andamento della quantità all’infittirsi della mesh: se converge ad un valore finito, allora la quantità è finita, se cresce indefinitamente, | ||
+ | Il FEM è in grado di dare solo una risposta finita perché la forza è sempre implicitamente definita su un’area nodale. È possibile vedere la forza F concentrata come la riduzione di una pressione distribuita, | ||
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+ | Si suppone di avere una mesh di elementi quadrilateri e di applicare una forza nodale. | ||
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+ | [[http:// | ||
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+ | Esiste una distribuzione di pressione sui quattro elementi tale per cui la risultante delle forze nodali è una forza F applicata proprio nel punto in figura. L’area di ciascun elemento varia con il quadrato della taglia dell’elemento stesso, e può essere divisa in quattro zone di influenza nodale associata a ciascun nodo adiacente; in figura, l’area di influenza A è associata al nodo 1, l’area B al nodo 2, l’area C al nodo 3 e l’area D al nodo 4. Perciò, preso un nodo in una mesh, è possibile sempre definire l’area di influenza nodale che risulta somma delle quattro aree di influenza dei quattro elementi che toccano quel nodo. | ||
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+ | [[http:// | ||
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+ | A questo punto, la forza concentrata risulta essere definita sull’area nodale: pertanto la pressione è data da | ||
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+ | $pressione=\frac{forza\ concentrata}{area\ nodale}$ | ||
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+ | ed aumenta all’infittirsi della mesh (perché diminuiscono le aree di influenza). | ||
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+ | Il FEM non da mai risposte di cedimenti infiniti, perché non ha il concetto di forza concentrata. | ||
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+ | La stessa cosa vale per forze applicate su unità di lunghezza: un elemento piastra è in grado di sopportare carichi lineici perché i carichi sono distribuiti implicitamente sullo spessore dei segmenti rigidi normali al piano medio (che non diminuiscono in base alla taglia dell’elemento). | ||
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+ | Un problema che richiede l’applicazione di un carico concentrato nel modello ad elementi finiti, dunque, è generalmente un problema mal posto. Un tipico esempio di un problema di questo tipo lo si può trovare consultando la lezione 19 del corso di Progettazione Assistita dell’anno scorso. | ||
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+ | [[http:// | ||
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+ | Tale problema è mal posto perché la rigidezza è strettamente funzione della taglia dell’elemento, | ||
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+ | L’obiettivo della lezione di oggi è determinare la risposta della struttura sia a sollecitazione statica che armonica modulata. L’idea è quella di applicare una pressione tale per cui la risultante della distribuzione è una forza F di 1 N applicata al baricentro dell’area delle prime quattro file di elementi della lamella, cioè una quantità di 40x60 mm nel verso di x positivo. | ||
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+ | L’area su cui è applicata la pressione è 60x40=2400 mm2; il baricentro della distribuzione è un nodo ed è il punto di applicazione della risultante. Per imporre la pressione sulle facce della lamella (se non attivate, per visualizzare le facce, selezionare della voce PLOT i comandi ELEMENTS> | ||
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+ | Allo stesso modo creiamo la **seconda boundary condition** (“pressione_armonica”) dal menu BOUNDARY CONDITIONS> | ||
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+ | È necessario, ora, definire il range di frequenze ω (o pulsazioni 2πω) sul quale modulare la sollecitazione; | ||
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+ | Cliccando successivamente su LOADS (sempre nel menu PROPERTIES), | ||
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+ | Per ogni campionamento viene risolto il sistema [1]: nelle ipotesi fatte, cioè in assenza di smorzamento e non introducendo fasi sulla sollecitazione, | ||
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+ | Procediamo alla creazione di un secondo **job** (il primo è quello creato la settimana scorsa e che rinomino “modale”): | ||
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+ | Dal menu INITIAL LOADS definiamo i carichi all’incremento zero, selezionando “incastro” e “pressione_statica”. | ||
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+ | In generale, si inserisce come carico all’incremento zero solo ciò che serve per le definizioni di matrice di rigidezza e matrice di massa; in questo caso è possibile utilizzarlo anche come analisi statica, perché la pressione non modifica la matrice di rigidezza. Intendiamo quindi lo step zero come la risposta del sistema alla pressione statica. | ||
+ | |||
+ | Mandiamo in esecuzione con JOBS> | ||
+ | Facendo attenzione ad impostare “deformed & original”, | ||
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+ | [[http:// | ||
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+ | Si nota come lo spostamento non sia simmetrico (a causa della laminazione): | ||
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+ | Passando da “contour bands” a “numerics”, | ||
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+ | Cliccando su “next”, possiamo vedere la prima risposta in frequenza, ovvero la risposta della struttura sotto la pressione modulata ad 1 Hz. In questo caso, lo spostamento del baricentro è di 0.963981 mm: la risposta nel caso statico e quella alla frequenza di 1 Hz sono diverse alla quarta cifra decimale, pertanto la soluzione statica è ingegneristicamente utilizzabile anche ad oscillazioni a bassa frequenza (frequenza molto più piccola della prima frequenza propria). | ||
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+ | Continuando a cliccare su “next” notiamo che fra 42.5 e 43 Hz è presente un’anomalia nella risposta (più precisamente è 42,91 Hz, come si vede dalla tabella in alto). Analizzando la risposta notiamo che l’ampiezza aumenta avvicinandoci alla risonanza, diventa più elevata nei due campionamenti subito prima e subito dopo la risonanza (42.5 e 43 Hz), poi diminuisce: la risposta immediatamente prima della frequenza propria ha fase 0, cioè è in fase con la sollecitazione eccitante; oltrepassata la risonanza, la fase passa da 0 a π, e quindi la risposta risulta in controfase con la sollecitazione. A fase 0 la pressione e lo spostamento sono verso il basso, dopo la risonanza la pressione è verso il basso, mentre lo spostamento è verso l’alto, sempre nell’ipotesi di assenza di smorzamento. | ||
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+ | Un fenomeno analogo si verifica per le altre frequenze di risonanza analizzate. | ||
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+ | Creiamo, adesso, il **grafico** della risposta in frequenza relativo allo spostamento lungo z del baricentro: per selezionare il baricentro utilizziamo POSTPROCESSING> | ||
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+ | Per estrarre il grafico, sempre nel menu HISTORY PLOT, si utilizza il comando ADD CURVES> | ||
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+ | Impostando arbitrariamente ed adeguatamente i valori massimo e minimo dell’asse y, si vede che il grafico ha due picchi, relativi al primo e al terzo modo proprio, molto più elevati rispetto a un terzo picco (situato fra i due precedenti), | ||
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+ | L’analisi si ritiene quantitativamente esatta ovunque, a meno delle risonanze. | ||
+ | Per avere informazioni realistiche sulle risonanze occorrerebbe introdurre lo smorzamento C in modo da non avere divergenza a +∞. | ||
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+ | Per capire perché la seconda risonanza sembra meno critica delle altre due, andiamo ad analizzare nuovamente i modi propri: chiudiamo il file dei risultati e lanciamo nuovamente il job “modale” andando a visualizzare il ”Displacement Z”. Il primo e il terzo modo proprio presentano uno spostamento del baricentro abbastanza elevato, tale da giustificare i picchi più elevati presenti nel grafico. | ||
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+ | Analizzando il secondo modo proprio notiamo come la potenza istantanea su metà della lamella sia opposta in segno rispetto a quella sull’altra metà (zona blu e zona gialla); se i valori in queste due zone fossero uguali e opposti avremmo una situazione di perfetta antisimmetria, | ||
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+ | [[http:// | ||
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+ | |||
+ | |||
+ | =====Tabella di monitoraggio carico orario ===== | ||
+ | < | ||
+ | Ore-uomo richieste per la compilazione della pagina. | ||
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+ | ^ Autore/ | ||
+ | | Roberto Monterosso| | ||
+ | | Francesca Averna | ||
+ | | Rossella Testa | 8 | --- | --- | --- | **8 ** | | ||
+ | | Revisore 1 | --- | --- | --- | --- | --- | | ||
+ | | Revisore 2 | --- | --- | --- | --- | --- | | ||
+ | | Revisore 3 | --- | --- | --- | --- | --- | | ||
+ | | Revisore 4 | --- | --- | --- | --- | --- | | ||
+ | | **Totale** | ||
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+ | La sezione relativa ai revisori è da compilarsi a cura del curatore. | ||
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+ | ~~DISCUSSION~~ |